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La briganta Rosangela Mazza
di Castagna

Alle gesta della bella briganta Rosangela Mazza,
la poetessa Palmira Fazio Scalise (1894-1984) ha dedicato una sua pubblicazione.

Apparteneva a una famiglia povera e onesta.
Suo padre esercitava un modestissimo commercio di legname, la madre era inferma.
Rosangela si dedicava ai lavori domestici e, per quanto promessa in sposa a Mico Sirianni,
quando questo parti' soldato, su di lei si poso' lo sguardo di molti giovani compaesani.

Una notte il padre di Rosangela, mentre rientrava a casa, fu colpito da una bufera di neve.
In famiglia aspettarono inutilmente il suo ritorno.
Alcuni amici andarono a cercarlo e lo trovarono morto nei pressi di Bocca di Piazza.
Fu uno strazio per la moglie Serafina, e anche per Rosangela che, al fine di poter sopravvivere,
si vide costretta a trasferirsi a Carlopoli per lavorare come serva presso la famiglia Talarico.

Donna Vincenza si era subito affezionata alla nuova serva;
ma suo marito don Filippo, era rimasto ammaliato da quella spavalda bellezza,
tanto che un giorno raggiunse Rosangela nel castagneto e le promise oro e denaro, purche' cedesse alle sue voglie.
Lei, per tutta risposta, gli morse il braccio e riusci' cosi' a svincolarsi e a darsi alla fuga.

Qualche giorno dopo, donna Vincenza si reco' a Soveria Mannelli,
incaricando Rosangela di curare il formaggio in salamoia.
Don Filippo, approfittando dell'improvvisa partenza della moglie, riusci', con la forza, a raggiungere il suo scopo.

Rosangela torno' a casa sconvolta, ancor prima che aprisse bocca
la povera madre paralitica capi' che sua figlia aveva perso l'onore senza colpa e mori' di crepacuore.

Quando il fidanzato, Mico Sirianni, torno' a Castagna,
venuto a conoscenza dell'accaduto sentenzio' la morte di don Filippo.
Rosangela ne fu perfettamente d'accordo.

Cosi', insieme raggiunsero il "signorotto" e Mico l'uccise a coltellate.
Poi, via di corsa verso Tiriolo, alla ricerca del brigante Perrelli che Mico ben conosceva, per aggregarsi alla sua banda.
Rosangela, con alle spalle la triste storia della giovinezza, era ormai legata al Sirianni dal vincolo del disonore,
anche se il sodalizio fu presto interrotto dalla morte dell'amato, caduto in un'imboscata.

Rimasta al servizio dei briganti, fu rispettata come una sorella,
sino a quando non fu catturata con il resto della banda, in seguito al tradimento di un pentito.
Tradotta a Catanzaro, fu processata e condannata a pochi anni di carcere.

Per i suoi compaesani, Rosangela era un'eroina.

Tornata in liberta', sposo' il suo avvocato difensore.
La famiglia di questi contrasto' il matrimonio cercando di persuadere l'avvocato a lasciare Rosangela,
druda di brigante e manutengola, anche se, in realta',
la Mazza non fu mai spavalda e crudele come una vera brigantessa.

Si trasferi', allora, a Pontegrande,
dove lavoro' come cameriera sino alla morte del congiunto.
Poi rientro' a Castagna e si uni' in matrimonio con un facoltoso contadino.

Mori' cadendo da un precipizio, colta da malore,
mentre stendeva il bucato nelle vicinanze della grotta detta dei briganti.

 


Foto: catanzaropolitica.it

 

Fonti:
catanzaropolitica.it, Silvestro Bressi
Tratto dal libro : "Il Brigantaggio nel Catanzarese", Ursini editore.

 

 

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