Il 27 e 28 Marzo 1638,
le 3 principali scosse di terremoto in Calabria,
hanno comportato la distruzione di oltre 100 villaggi
e una stima fra i 10.000 e i 30.000 morti.
Complessivamente furono distrutte oltre 10.000 abitazioni
e altre 3.000 circa divennero inabitabili.
La prima scossa si verificò alle ore 22:00 del 27 Marzo 1638
e interessò soprattutto il Bacino del Savuto.
Le 2 scosse del giorno successivo,
28 Marzo Domenica delle Palme,
interessarono la prima La Piana di Sant'Eufemia
e l'altra, di minore intensità, ma pur sempre distruttiva,
le Serre Calabresi Occidentali.
Nel Bacino del Savuto,
vennero distrutte località come
Martirano, Rogliano, Santo Stefano di Rogliano,
Grimaldi, Motta Santa Lucia, Marzi e Carpanzano.
Furono distrutti più o meno completamente
17 centri abitati sulla costa tirrenica,
come per esempio Amantea;
ma danni lievi furono rilevati perfino
a Maratea (a nord) e a Reggio Calabria (a sud).
La prima delle due scosse del giorno successivo
interessò particolarmente Nicastro,
con circa 3.000 morti di cui 600 rimaste vittime
per il crollo della Chiesa dei Francescani,
affollata a causa delle celebrazioni delle Palme.
Furono numerosissimi i morti anche a
Sambiase, Castiglione Marittimo, Feroleto Antico
e Sant'Eufemia, quest'ultimo distrutto da un maremoto.
La seconda delle due scosse del giorno successivo
interessò le Serre Calabresi Occidentali.
I danni più gravi furono patiti dai centri di
Vibo, Rosarno, Mileto,
mentre i centri di Borrello, Briatico, e Castelmonardo
furono praticamente rasi al suolo.
Nei paesi colpiti dal terremoto la popolazione diminuì
anche per le migrazioni che seguirono.
Numerosi abitanti di Motta Santa Lucia
si trasferirono a Decollatura,
stimolati anche dalla politica del
vescovo di Martirano Luca Cellesi
di popolare "i luoghi montani"
abitati fino ad allora solo durante il periodo estivo;
gli abitanti di Pedivigliano e Pittarella
(appartenenti all'Università di Scigliano)
popolarono i casali di Scigliano disabitati,
come anche Soveria Mannelli e Castagna.
Altri abitanti di Scigliano e Carpanzano
si trasferirono ancora verso la lontana costa ionica
dando origine alle attuali località di
Savelli e Mandatoriccio,
con importanti conseguenze di
natura sociale e linguistica.
Anche il Feudo di Petronà,
ospitò migranti provenienti dalle zone terremotate.
Prova ne sono, i cognomi delle persone
che sono uguali a quelli delle zone terremotate
e delle altre zone che accolsero gli emigrati,
oltre alla lingua parlata.
In ROSSO zone che accolsero migranti dalle zone terremotate
In GIALLO zone colpite gravemente dal terremoto del 27 e 28 Marzo 1638
Fonte: Wikipedia
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