Il disastroso terremoto colpi il versante orientale della Calabria,
in particolare le localita' del Marchesato crotonese e le pendici orientali della Sila.
L'intensita' all'epicentro fu del X grado della Scala Mercalli.
Secondo la relazione ufficiale del consigliere Ettore Capecelatro,
inviato nelle Calabrie vicere' spagnolo,
complessivamente furono distrutti sei paesi
e ci furono danni gravissimi in altri quindici, fra cui Crotone e Catanzaro.
Il terremoto causo' imponenti dissesti geologici
che modificarono in modo permanente la geografia fisica della Calabria.
Si tratta dell'apertura di un'enorme faglia alta 80 cm circa e lunga 60 miglia
che da Petilia Policastro giungeva in Sila e dalla quale fuoriuscivano gas.
Agazio Di Somma nel suo "Historico racconto de i terremoti della Calabria dall'anno 1638, fin'anno 41" cosi' scrive:
Dal confine di Policastro fin'all'estrema parte della montagna,
che chiaman Sila, alla volta di Tramontana,
si abbasso' per tre palmi dall'un lato il terreno, per lo spazio di sessanta miglia,
con diritto solco stendendosi, e quel, che riesce di maggior maraviglia, si diffuse con ugual tenore,
non meno nelle piu' basse valli, che nelle piu' alte montagne;
Fu qui similmente osservato, che da quelle voragini esalava fuora fetor di solfo,
e che per alcune sere, che precessero al terremoto.
(Agazio Di Somma, Historico racconto de i terremoti della Calabria dall'anno 1638, fin'anno 41. Napoli, appresso Camillo Cauallo, 1641)
La faglia venne riconosciuta ai primi del XVIII secolo da Domenico Martire in localita' Cagno,
nel territorio di San Giovanni in Fiore, nelle vicinanze dell'attuale lago Ampollino,
ed e' stata studiata di recente per mezzo di analisi paleosismologiche e il ricorso alla fotografia aerea
nella zona della Sila chiamata ancora adesso, nel ricordo dei contadini, "La conca del terremoto".
Cosi' e' descritto l'effetto da Utius de Urso: "Mesoraca di fuochi 700 nella parte detta la Grecia fu distrutta dalle fondamenta e
la restante terra si e' intraperta in modo tale che, senza evidente pericolo, e senza gagliarda riparazione, nessun palagio puo' essere abitato".
(Boca G., Luoghi sismici di Calabria, Grafica Reventino Ed., 1981, p. 220)
Fonti:
Wikipedia
archiviostoricocrotone.it
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